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martedì 19 marzo 2013

IL GIRONE DEGLI "INVIDIOSI"


«Fu il sangue mio d'invidia sì riarso che se veduto avesse uomo farsi lieto, visto m'avresti di livore sparso. (Dante Alighieri, Purgatorio, XIV, vv.82-84)
Il termine invidia (dal latino in - avversativo - e videre, guardare contro, ostilmente, biecamente o genericamente guardare male, quindi "gettare il malocchio") si riferisce a uno stato d'animo per cui, in relazione a un bene o una qualità posseduta da un altro, si prova spesso astio e un risentimento tale da desiderare il male di colui che ha quel bene o qualità.
Ecco, a vedere le critiche ieri sera per l'esultanza di un uomo che ha vinto una partita difficile, complicata su un campo ostico dove la Juventus di recente aveva faticato contro un avversario in forma, ci porta a pensare a questo: c'è invidia. 
Il girone del campionato italiano e' pieno di invidiosi, molti giornalisti (con finto bello imparziale), tanti tifosi avversari che vedono un progetto valido a Torino e provano odio, invidia, astio che acceca ogni obiettività e capacità di giudizio critico razionale, porta a vedere nell'esultanza di Conte una mancanza di rispetto, immemori di come altri allenatori esultano, per esempio ricordate Mourinho a Siena? Ecco, non abbiamo mai letto nulla come oggi o sentito critiche come ieri sera.
in filosofia l'invidia e' "è il desiderio frustrato di ciò che non si è potuto raggiungere per difficoltà o ostacoli non facilmente superabili, ma che altri, nello stesso ambiente o in condizioni apparentemente analoghe, ha vinto o vince con manifesto successo", frase perfetta questa per descrivere chi ha criticato ieri Conte, che ricordiamo viene da una squalifica ingiusta e che si è perso le esultanze di quasi tutto il girone di andata. Questo chi critica lo dimentica.  Cosa doveva fare questo allenatore per una partita che avvicina la Juventus al tricolore? Stare seduto e zitto, la passione e' tutto nel calcio, chi ha invidia vorrebbe chiuderla in uno scrigno, noi non ci stiamo, preferiamo chiudere nel cassetto l'invidia che impedisce la razionalità.

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